La ricerca delle cause del Parkinson si concentra sui motivi della perdita selettiva di cellule nella substantia nigra e nel locus ceruleus. La presenza di pigmento (neuromelanina) in tali nervi costituisce un indizio importante, in quanto il pigmento è dovuto alla dopamina. La perdita del pigmento può essere attribuita alla presenza di una tossina tuttora non riconosciuta, o a un deficit di carattere genetico.
Ipotesi genetica e ipotesi tossica
Il fatto che il morbo di Parkinson, pur presentando sintomi piuttosto specifici, sia stato descritto per la prima volta solo nel 1800 (1817) costituisce un indizio a favore dell'ipotesi tossica che fa risalire la causa ad una sostanza chimica prodotta dall'inquinamento ambientale. Pur non esistendo prove dirette a supporto, tale ipotesi è tuttora presa in condiderazione dalla ricerca.
Sotto il profilo epidemiologico sono stati riscontrate delle circostanze interessanti; in primo luogo il Parkinson affligge soprattutto i non fumatori. Questo lascia supporre che la nicotina possa assolvere ad una funzione di protezione delle cellule dei gangli della base. In secondo luogo pare che l'incidenza sia maggiore nelle aree rurali che in quelle urbane.
L'ipotesi ereditaria non pare confermata da studi su gemelli identici: la diagnosi di parkinson in uno dei due gemelli non aumenta la probabilità che l'altro fratello possa contrarre la malattia, quantomeno in forma conclamata. Studi più recenti, che fanno uso della tomografia per emissione di positroni (PET), sembrano però attribuire all'ipotesi genetica un'importanza maggiore.
La scoperta che più ha contribuito all'ipotesi tossica è l'identificazione del farmaco MPTP quale causa di una patologia irreversibile simile al Parkinson. Il ruolo del MPTP venne alla luce alla fine degli anni 70, quando fu riscontrato che numerosi pazienti che contrassero il Parkinson in giovane età avevano fatto uso di sostanze stupefacenti contenenti MPTP; studi sui primati confermarono l'insorgere di Parkinson in seguito alla somministrazione di tale principio.
Una sintomatologia simile a quella del Parkinson è riscontrata nei pazienti affetti da encefalite virale (sleeping sickness). Il decorso dell'encefalite virale è più lento che nel Parkinson; nella substantia nigra si riscontra una perdita neurale maggiore che nel Parkinson, ma senza corpi di Lewy.
I pugili professionisti, a seguito dei violenti colpi al capo cui sono soggetti, possono sviluppare una sindrome di Parkinson di carattere progrssivo.
Incidenza dell'età
L'età media di insorgenza del Parkinson è di 60 anni. L'età costituisce dunque un fattore eziologico importante. Nell'adulto sano la perdita di cellule e pigmento nella substantia nigra è maggiore proprio intorno al sessantesimo anno di età. Poiché il pigmento protegge le cellule contenenti dopamina dagli effetti del MPTP, delle tossine e dei radicali liberi, la perdita di pigmenti può predisporre il cervello delle persone anziane al Parkinson.
Sebbene il calo del livello di dopamina nello striato abbia una distribuzione legata all'età differente da quella della pigmentazione della substantia nigra, può anch'esso contribuire alla predisposizione all'insorgenza del Parkinson.
Un'altro fattore degno di interesse è la crescita della concentrazione di ferro nel cervello. La concentrazione di ferro è praticamente nulla alla nascita, e cresce gradualmente fino ai 30 anni, per rimanere poi stabile fino ai 60. La presenza di ferro è concentrata nella substantia nigra e nel globus pallidus. Dopo i 60 anni la concentrazione di ferro tende nuovamente a crescere, soprattutto nello striatum. Il ferro viene assorbito a livello intestinale e trasportata al cervello da una proteina denominata transferrina. Il ferro viene immagazzinato nella glia, legato ad una proteina denominata ferritina. Finché il ferro è legato risulta innoquo, ma se viene liberato porta alla formazione di radicali liberi. Alcuni studi osservano che il livello di ferro libero è maggiore nelle persone affette da Parkinson, sebbene non sia stato possibile capire se il ferro costituisca una causa o un effetto del Parkinson.