La diagnosi di PD si basa sulla presenza combinata di sintomi quali la rigidità, tremore, lentezza di movimenti e perdita di equilibrio. Il paziente può non essere completamente consapevole dei sintomi, che vengono invece notati dai familiari.
Il ricorso a TAC o Risonanza Magnetica risulta utile nella diagnosi differenziale, per escludere altre patologie quali tumori o demenza multiinfartuale. La risonanza magnetica può essere utile per escludere forme di atrofizzazione del tronco encefalico o del cervelletto.
Sintomi primari
Tremore
Il tremore è, generalmente, il più precoce e prominente sintomo del Parkinson, ed è riscontrato in circa il 70% dei pazienti. Pazienti con tremore hanno, generalmente, una prognosi migliore; inizialmente il tremore può coinvolgere un solo lato del corpo e le mani più delle gambe. Il tremore è generalmente presente quando gli arti sono fermi, quando il paziente è seduto, o quando cammina con le mani a penzoloni. Il tremore tende a diminuire o scomparire quando viene effettuato un movimento. In alcuni pazienti il tremore aumenta quando è sollecitato a mantenere una postura (tremore da postura). Occasionalmente il tremore può aumentare durante il movimento (tremore cinetico), o nella scrittura (tremore da scrittura).
Rigidità
Pur non essendo, generalmente, il sintomo principale, la rigidità degli arti o del tronco costituisce uno dei 4 sintomi più importanti del Parkinson; nel Parkinson ideopatico è più frequente la rigidità degli arti, nel PD+ del collo e del tronco.
Bradicinesia
La bradicinesia è il sintomo che maggiormente interferisce con l'autonomia del paziente. La bradicinesia include lentezza e perdita di movimenti, ritardo nell'inizio del movimento, frequenti arresti, fatica, incapacità di compiere due movimenti contemporaneamente.
Instabilità posturale
L'instabilità posturale deriva da un danno al riflesso di equilibrio. Nei pazienti parkinsoniani questo porta ad un aumento del rischio di cadute.
Le difficoltà di deambulazione si esprimono nella combinazione di rigidità delle gambe, bradicinesia e instabilità posturale.
Sintomi secondari
I sintomi secondari hanno un'incidenza del 50% della popolazione affetta da Parkinson.
Sintomi demenziali
Sintomi demenziali, caratterizzati da disorientamento, confusione e perdita di memoria, affliggono il 30% dei pazienti affetti da PD. Tende ad aumentare con l'età e può essere dovuta alla concomitante insorgenza di sindrome di Alzheimer. I sintomi demenziali possono essere aggravati da effetti collaterali del trattamento con farmaci antiparkinson, quali la levodopa, farmaci anticolinergici e amantadine. Fra gli effetti collaterali dei farmaci antiparkinson si annoverano anche stati confusionali caratterizzati da eccitazione e allucinazioni.
Depressione
La depressione è frequente nei parkinsoniani, ed ha luogo in più della metà dei pazienti (50,75% di incidenza). La gravità dello stato depressivo può essere tale da richiedere intervento psicoterapeutico o somministrazione di antidepressivi. Le cause della depressione possono essere di tipo reattivo (ovvero dovute allo sconforto per l'insorgere della malattia) o biochimico. Può essere attribuita allo squilibrio biochimico relato al Parkinson soprattutto quando insorge prima dell'apparire dei sintomi, o risulta eccessiva in relazione alla gravità degli stessi.
Disfasia, disartria, perdita dell'espressività del viso
È talora riscontrata una perdita dell'espressività del viso, dovuta a bradicinesia e rigidità dei muscoli buccofacciali.
Sintomi disfasici correlati con Parkinson includono sia una diminuzione della produzione verbale che nella capacità di produrre correttamente le parole, che vengono pronunciate in maniera biascicata. La difficoltà verbale può essere più o meno marcata: la maggior parte dei pazienti soffre di una forma leggera di disfasia, mentre difficoltà gravi si riscontrano solo raramente e piuttosto tardi nel decorso della malattia. La causa del disturbo è data da una combinazione di rigidità e bradicinesia dei muscoli della bocca e della gola.
Altri sintomi comuni sono una tendenza a sbavare, vertigine, fiato corto, problemi urologici, soprattutto in tarda età, costipazione, impotenza, sensazione di caldo o di freddo, crampi, dolori.
Diagnosi autoptica
La diagnosi più importante di Parkinson ideopatico avviene, post-mortem, nel rinvenimento di corpi di Lewy nelle cellule della substantia nigra: nel 75% circa dei pazienti con diagnosi di pd viene rinvenuta, all'autopsia, la presenza di corpi di Lewy. Il fatto che vi siano comunque 25% di pazienti con diagnosi di Parkinson ove non si riscontra la presenza di corpi di Lewy rende tale indicatore fondamentale ma non esclusivo.
Diagnosi precoce
Affinché i primi sintomi di Parkinson appaiono, è necessario che sia danneggiato almeno il 60% delle cellule della substantia nigra e vi sia una diminuzione dell'80% della dopamina dello striatum. Questo lascia supporre che la malattia insorga molto prima della comparsa dei sintomi e relativa diagnosi e che vi sia una consistente percentuale di popolazione che, pur in assenza di sintomi, sta sviluppando il morbo di Parkinson. Tale fatto risulta estremamente importante, in quanto una diagnosi precoce del problema potrebbe indurre un tempestivo trattamento capace di rallentarne significativamente il decorso (selegiline (Eldepryl)).