Webinar: l'Autostima

Mercoledì 17 luglio, ore 18:00

L'autostima è il modo in cui noi ci percepiamo come persone, come valutiamo i nostri talenti, i nostri punti di forza e le nostre debolezze.
Le persone con una buona autostima tendono ad apprezzare sé stessi e ad avere una ragionevole fiducia nelle proprie capacità. Le persone con una autostima bassa, al contrario, si focalizzano sui propri difetti, hanno una visione di sé negativa e tendono ad avere poca fiducia in loro stessi.
Il nostro livello di autostima ha un impatto sulla nostra vita, sulle nostre emozioni, sulle nostre scelte e sulle relazioni.
Nel webinar indagheremo cos'è l'autostima, che succede se è troppo bassa, quali sono i meccanismi che la definiscono e com'è possibile migliorarla.
Iscriviti gratuitamente su eventbrite

A scuola, l'intelligenza serve. E, diciamolo, anche nella vita. A scuola, la coscienziosità, serve. Serve il fatto di non marinare, di fare i compiti, di studiare. E, diciamolo, la coscienziosità serve anche nella vita.

I bambini intelligenti, a scuola, vanno meglio. Anche i bambini coscenziosi, a scuola, vanno meglio.

C'è, però, anche un terzo fattore che gioca un ruolo importante nella performance scolastica: la curiosità. Probabilmente gli insegnanti l'hanno sempre saputo. Ma un recente articolo scientifico conferma e ribadisce l'importanza della curiosità nel successo accademico. The Hungry Mind [@von2011hungry], pubblicato sulla rivista Perspectives on Psychological Science (pdf), è una meta-analisi che ha preso in considerazione 200 studi, che coinvolgevano circa 50.000 studenti. I risultati dello studio sono piuttosto interessanti.

Intelligenza, coscenziosità, curiosità

Secondo gli autori, tre sono i pilastri del successo scolastico. L'intelligenza è, singolarmente, il più potente predittore della performance accademica; gli effetti dell'intelligenza nella performance accademica non sono mediati dai tratti di personalità; l'intelligenza, la coscenziosità (la capacità di fare sacrifici) e la curiosità intellettuale sono predittori diretti della performance accademica, e sono fra loro correlati. Infine, sebbene l'intelligenza sia più importante della coscenziosità e della curiosità, coscenziosità e curiosità, insieme, pesano più dell'intelligenza.

Loewenstein, citando Aristotele, Cicerone e Kant, definisce la curiosità un desiderio intrinsecamente motivato di accumulare conoscenza. Kashdan e Silvia definiscono la curiosità uno stato motivazionale associato all'esplorazione.

Curiosità e interesse

Il costrutto della curiosità è fortemente legato a quello dell'interesse. Più in particolare, la curiosità intellettuale definita come un interesse generale verso l'apprendimento. La curiosità intellettuale è un tratto di personalità legato alla conoscenza in generale, mentre gli interessi sono legati a degli specifici argomenti o ambiti di conoscenza.

Più in dettaglio, l'interesse è una variabile motivazionale che porta ad uno stato psicologico di attenzione sostenuta o alla predisposizione a riportare la propria attenzione verso una particolare classe di oggetti, eventi o idee.

Interesse personale e interesse situazionale

Nella letteratura sull'interesse, si distinguono due macrocategorie: l'interesse personale e l'interesse situazionale. L'interesse personale è ciò che riscuote l'interesse di una persona durante un prolungato periodo della sua vita. La passione per la poesia, per la musica, per le automobili, per la moda, per la danza, per il cinema. Gli interessi possono anche essere molto specifici.

L'interesse situazionale, invece, è legato al contesto. Se definiamo l'interesse in termini di attenzione, l'interesse situazionale ha luogo se qualche cosa, nel contesto, attira la nostra attenzione.

L'interesse personale invece porta un individuo a riportare ripetutamente la propria attenzione verso l'oggetto di interesse.

Secondo Hidi e Renninger l'interesse influenza non solo l'attenzione, ma anche gli scopi e l'apprendimento. L'interesse è la risultante dell'interazione di una persona con un particolare contenuto (o contesto). Dunque, mentre la curiosità è una predisposizione generale, l'interesse è specifico al contenuto.

Un aspetto che accomuna curiosità e interesse è che entrambi sono motivanti: la curiosità e l'interesse portano un individuo a focalizzare la sua attenzione, anche in maniera sostenuta, per il piacere di farlo. Curiosità e interesse sono dunque delle motivazioni intrinsiche. Hidi e Renninger propongono l'esistenza di quattro fasi legate all'interesse: l'interesse innescato dal contesto, e l'interesse sostenuto costituiscono le due fasi dell'interesse situazionale. Se un contenuto innesca ripetutamente l'interesse situazionale sostenuto, si sviluppa la terza fase, l'interesse personale emergente. L'interesse personale da emergente si trasforma, se sostenuto per un sufficiente periodo di tempo, in interesse personale sviluppato.

Ainley, Hidi e Berndorff hanno evidenziato una catena causale che lega la curiosità intellettuale e l'interesse personale allo stato affettivo, (interessato, neutrale o annoiato), lo stato affettivo all'impegno, e l'impegno al risultato scolastico: l'interesse e la curiosità dispongonono positivamente l'individuo nei confronti di un argomento. Questa disposizione positiva (che si esprime nella polarità interessato vs. annoiato) porta ad un maggior coinvolgimento della persona, che si focalizza più a lungo sull'argomento (attenzione sostenuta). L'interesse, infatti, può innescare un meccanismo di flow, che porta l'individuo in uno stato di effortless effort (sforzo non faticoso, si potrebbe tradurre). Questo maggior impegno e coinvolgimento, a sua volta, ha un'influenza positiva sulla performance accademica.

Conclusioni

Proviamo a tirare le fila del discorso. Per imparare bene una cosa - non solo a scuola, ma probabilmente in ogni contesto - servono tre ingredienti: intelligenza, coscenziosità e curiosità-interesse per quella cosa.

In questo post di intelligenza non si è parlato (sarebbe troppo lunga). Si è parlato di curiosità e di interesse. Questi, influenzano positivamente l'apprendimento perché predispongono positivamente l'individuo, e lo portano a focalizzare più a lungo la sua attenzione sul compito. Stare più a lungo sul compito, in fondo, è anche lo scopo della coscenziosità. Lo studente coscenzioso è quello che fa i compiti, che studia, che non salta le lezioni. Ovvero, che focalizza la sua attenzione sul compito più a lungo.

Curiosità-interesse e coscenziosità, dunque, hanno lo stesso effetto. Ma hanno origini diverse: la coscenziosità si appoggia sulla motivazione esterna: lo faccio perché si deve, perché studiare è importante, perchè non voglio prendere un brutto voto. L'interesse, invece, si basa sulla motivazione interna: lo faccio perché mi piace.

A parità di risultato, dunque, sarebbe utile un modello educativo capace di fondarsi non solo sulla coscenziosità (che rimane importante), ma anche sulla costruzione di interesse. Aiutare gli studenti, attraverso il contesto, ad interessarsi in quello che studiano, e a studiare perché studiare può essere divertente e gratificante.

Pillole di benessere

Un post al giorno dedicato al benessere psicologico. Seguici su

  Instagram
  Telegram
  Facebook
  Twitter X

 

Categorie

depressione (3) | mindfulness (3) | neuropsicologia (3) | neuroscienze (3) | psicologia sociale (5) | salute (5) | sessualità (4) |

Tag

alcol (5) | ansia (6) | cervello (3) | depressione (6) | farmaci (3) | prevenzione (3) | psicoterapia (4) | relazioni (3) | ricerca (4) | sessualità (4) | stress (3) |