Chiedere ad una coppia che sta per sposarsi la probabilità che la loro unione finisca con una separazione o un divorzio, è decisamente sconveniente. Eppure, se lo facessimo, probabilmente gli sconcertati coniugi direbbero che la probabilità è molto bassa.
La realtà è che, in Italia, recentemente, per ogni 1000 matrimoni si sono registrati 297 separazioni e 181 divorzi fonte istat. Statisticamente, dunque, una coppia su tre è destinata alla separazione. Ciononostante, chi si sposa è sostanzialmente convinto che, a loro, non succederà.
Questo è uno degli esempi più noti del bias dell'ottimismo. Viene definito bias un errore sistematico. Nel caso del bias dell'ottimismo, l'errore sistematico è quello di fare delle previsioni sistematicamente migliori di quelle che la statistica - e la logica - dovrebbero suggerire. Il bias dell'ottimismo ci porta a credere che il futuro sarà migliore del passato e del presente.
Ottimismo e evoluzione
Un interessante post di Amira Skomorowska sostiene che questo bias, in realtà, ha una importante funzione adattativa. Il post cita un'intervista pubblicata sul Time a Tali Sharot, una ricercatrice all'UCL di Londra. Secondo l'articolo, sebbene il bias dell'ottimismo possa portarci a fare scelte azzardate e pericolose, nel complesso questo errore sistematico può aver avuto un ruolo fondamentale nell'evoluzione dell'uomo. Senza ottimismo, sostiene l'articolo, forse i nostri antenati non sarebbero usciti dalle caverne, e non avrebbero costruito tutto quello che oggi contraddistingue la nostra civiltà. Per progredire, infatti, dobbiamo essere capaci di immaginare realtà alternative, migliori, e dobbiamo credere che riusciremo a realizzarle.
## Le aree cerebrali coinvolte
Dal punto di vista delle neuroscienze, sottolinea il post di Amira, è interessante notare che le aree cerebrali attivate nell'immaginare uno scenario futuro sono sostanzialmente le stesse attivate nel ricordare un evento passato. Questa sovrapposizione suggerisce l'ipotesi del cervello prospettico: una delle funzioni cruciali del cervello è quella di immaginare il futuro, simulare uno scenario e prevederne lo sviluppo. In questa prospettiva, una memoria che assomigliasse ad una fotografia, o ad una copia esatta del passato, sarebbe meno elastica, meno flessibile, e dunque meno capace di immaginare scenari diversi.
Quello che dunque appare un difetto, ovvero la tendenza della memoria umana di modificare i ricordi, potrebbe costituire un grosso vantaggio dal punto di vista adattativo.
Le stesse aree cerebrali vengono usate anche in compiti che richiedono di immaginare scenari diversi da quelli che si sono realizzati (es. i controfattuali) e, aspetto ancor più interessante, in quelle circostanze in cui si deve assumere la prospettiva di un'altra persona (teoria della mente).
Queste ipotesi, dunque, confermano ancora una volta che la memoria - ed il cervello - attribuiscono maggior importanza all'elasticità, alla flessibilità, e alla capacità di adattamento che non alla razionalità e alla precisione.